Adrian, l’orologiaio autoreferenziale di Celentano

Ogni puntata è preceduta da un mini show in diretta dal Teatro Camploy di Verona dove lo stesso Celentano appare e scompare come una presenza divina, a volte presentandosi solo con la voce

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L’Italia si spacca con la serie Adrian, il cartone fantascientifico di Adriano Celentano divide tutti. Dal 21 gennaio in tv è partita la serie televisiva d’animazione Adrian, ideata e scritta da Adriano Celentano in collaborazione con Vincenzo Cerami per la sceneggiatura, Milo Manara per i disegni e Nicola Piovani per le musiche. Dopo aver sentito questi nomi gli spettatori hanno iniziato a pensare “Wow, una fabbrica di geni dietro la serie”, ma già dopo il suo terzo episodio si è rivelata piuttosto un flop.

adrian

Milano/Napoli 2068

Celentano lascia il suo testamento cinematografico e lo fa immaginandosi come un cartone in una serie dove interpreta nella Milano del 2068 le vesti di un orologiaio in via Gluck in cui gestisce un’attività con la sua amata Gilda. La serie è incentrata sulla descrizione di un futuro distopico, fatto di violenza sulle donne, inquinamento, giochi di potere e sudditanza dell’opinione pubblica. Sembra quasi il racconto del futuro visto dai 5 stelle, non che Celentano sia lontano dalla realtà politica attuale, essendosi in passato apertamente schierato con l’esercito dei rivoluzionari guidati dal generale Grillo, ma vuole andare oltre l’universo conosciuto e trasportare lo spettatore in un mondo surreale dove a Napoli c’è un palazzo con scritto Mafia International capitanata da Dranghestain (unione tra ‘ndragheta e Frankenstein), un cielo sempre cupo su Milano inquinata e un cattivo detto Dissanguatore.

Jhonny Silver

La serie si apre con la polizia che arresta una famiglia e l’accusa di furto. Sul posto si trova Adrian che però, nonostante venga bloccato dai due agenti, ovvero una versione futuristica di Totò e Peppino, si rifiuta di rispondere alle domande che gli vengono fatte. Tra una scena erotica e l’altra con la Gilda desnuda, ovviamente la rappresentazione animata di Claudia Mori, arriva il momento del concerto di Capodanno e, durante l’esibizione di Jhonny Silver, che canta le canzoni di Giuliano Sangiorgi senza assomigliare al frontman dei Negramaro, Adrian viene invitato sul palco per cantare un pezzo.

Si esibisce interpretando “I want to know” riscuotendo un enorme successo. Alla fine dell’esibizione nessuno si ricorda del suo aspetto e tantomeno ritrova filmati con la sua immagine. L’episodio incuriosisce “i cattivi” che si mettono sulle sue tracce fissando una taglia per chiunque riuscisse a trovare il misterioso “orologiaio”. Stanco della caccia all’uomo decide di travestirsi da vecchia befana, facendo credere a tutti che l’orologiaio avesse quell’aspetto, compreso a sua moglie che, incredula, pensa che qualcuno abbia preso il posto del marito. Durante la serie Adrian diventa una “Volpe”paladino della giustizia che combatte conto i cattivi ed i loro soprusi usando una lotta che ha lo stile di una danza.

Marketing adriancentrico

Stando alle classifiche di gradimento, solo il 44% ha gradito, mentre polveroni e polemiche di sono innalzati sin dalla prima, a causa dell’eccessiva mania di protagonismo del “Molleggiato” resosi quasi divinizzato attraverso questa operazione di marketing costata più di venti milioni di euro. Ogni puntata è preceduta da un mini show in diretta dal Teatro Camploy di Verona dove lo stesso Celentano appare e scompare come una presenza divina, a volte presentandosi solo con la voce.

Celentano apre, ancora una volta, attraverso la perfetta matita di Manara e l’armoniosa atmosfera surreale creata dalle musiche di Piovani, una riflessione sul mondo, su ciò che potremmo diventare continuando a perseguire il presente. Non racconta un mondo diverso, ma il proseguire di questo, tracciando un condotto verso ciò che sarà, alla luce di ciò che è la realtà in cui viviamo. Peccato che sono da un po’ sempre gli stessi i contenuti e prevale sempre una visione “Adriancentrica”. C’è tanta arte nella realizzazione nello story board ma, al contempo, c’è troppa politica che resta incastrata tra le pieghe di una sceneggiatura autoreferenziale, dove solo l’impavido “sé stesso” salverà il mondo. L’orologiaio aggiusterà anche gli orologi, ma ha dimenticato di aggiornare quello di Celentano, fermo alla stessa ora da diverso tempo, il suo tempo sempre “circolare”, del resto come l’orologio.

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Mi chiamo Annalibera Di Martino e vivo a Castellammare di Stabia. Nutro da sempre una forte passione per la musica italiana, a tal punto che all’età di appena 7 anni ho iniziato a studiare canto e pianoforte ed a 16 anni ho partecipato a concorsi nazionali come il Premio Mia Martini con un brano inedito intitolato “Il tuo sorriso” o come il Premio Mogol interpretando “E la luna bussò”. Mi sono avvicinata alla tradizione nazionale musicale con studi di settore, infatti sono laureata in Discipline delle arti visive, musica e spettacolo (DAMS) con una tesi sul Festival di Sanremo. Sono studiosa autodidatta di Sanremo da circa 8 anni ed ho partecipato, tra gli altri, alla 68° edizione del Festival come giornalista nella Sala Stampa Lucio Dalla. Mi sono iscritta ad un master in giornalismo e collaboro già da un anno con diverse testate locali. Mi occupo principalmente di politica, cronaca ed ovviamente terza pagina.