Adolescenti, fumo e Tumblr: i disagi interiori di giovani senza identità

Si fuma perché si crede di soffrire, perché si crede di aver il cuore a pezzi o di essere leonesse e “King” o “Queen” della vita

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Si inizia con una canzone di Ultimo, poi si continua con donne ed uomini vissuti a sedici anni ed è subito adolescenza. Quanto sono cambiati i modelli culturali nel corso degli anni? Difficile a dirlo, ma sembra più del previsto dato che oggi i giovani adolescenti consumano costantemente i dati messi a disposizione dalla rete procedendo in una direzione pericolosa.
É un dato di fatto che i nuovi millenials sono totalmente assorbiti dalla rete, ma ciò che preoccupa di più è come assimilano “i plastici sentimentali” interattivi.

giovani

Negli anni Ottanta i giovani vivevano sospesi tra una dimensione onirica e la realtà, quest’ultima fatta di tanta cronaca e politica. Ogni ragazzino sperava di incontrare in qualche balera o discoteca del pomeriggio Mathieu e vivere il proprio “Tempo delle mele”. Negli anni Novanta i più moderati si destreggiavano tra hip hop e musica dance, mentre i trasgressivi provavano il primo sballo fatto di house, techno e droghe pesanti.

Il dolore vissuto sul web

Oggi è cambiato tutto perché esistono le piattaforme digitali che mettono a disposizione dell’utenza una marea di contenuti, non solo informativi, ma anche di piacere e riflessione. Tra quest’ultimi ce n’è una parte totalmente dedicata ai ragazzini pronti a vivere le prime avventure amorose e le prime delusioni, non a modo proprio, o secondo un decorso naturale della vita, ma come dicono i comandamenti del web. Ne deriva un esercito di adolescenti che si muovono allo stesso modo e con la stessa immagine nella testa.

Basta una piccola delusione d’amore ed il dolore viene vissuto all’ennesima potenza, ritrovando nelle frasi strappalacrime e tristi del web un punto di riferimento. Meglio ancora se sono accompagnate da foto, che subito diventano icone, dove sono rappresentate ragazze spettinate, affacciate ad un balcone all’alba, con un felpone e mini shorts, possibilmente del ragazzo che le ha lasciate, ed una sigaretta. Questa immagine diventa un modello da seguire, come la sofferenza un “must-have” da avere subito nel proprio arredamento interiore.

Si va a caccia di emozioni e sentimenti per potersi immedesimare in ciò che si vede attraverso lo schermo, ciò che gli altri, blogger e marinai 14enni del web, raccontano, anche in apposite piattaforme, non solo i social, dove si da sfogo ai propri pensieri ed inquietudini. Tutti i ragazzi hanno accesso a questi contenuti e, per sentirsi parte del branco, modellano la propria vita secondo questi esempi.

L’odio verso la vita sulle piattaforme online

La cosa più inquietante è che, sulle stesse piattaforme, accanto alla sofferenza low-cost ci sono molti riferimenti all’autolesionismo, all’amore che lascia lividi e le inquietudini familiari vissute attraverso un danno fisico. Molte, troppe foto di racconti di ragazze che odiano la vita, soffrono e vogliono essere altrove o morire. Anche qui, c’è chi guarda e c’è chi imita.
Anche la musica è la stessa: la canzone italiana della new generation è un riferimento per ragazzini che si innamorano e si scattano selfie, di solito in pose viste in foto da Tumblr- come quella della ragazza con la felpa- accompagnate da frasi standard di qualche cantante del momento. Ma anche per chi prova amori non corrisposti. Si, anche la musica è monocromatica.

Le frasi di Ultimo, Irama, i The Giornalisti, Briga ma anche quelle dei cantanti indie sono gettonatissime per gli innamoramenti, i dolori di cuore e le sofferenze interiori degli adolescenti, mentre per i duri che non si innamorano, perché hanno già sofferto abbastanza in questi faticosi 16 anni di vita, c’è l’intero catalogo di frasi dei rapper e dei trapper.

Si stanno spostando i riferimenti e non si fuma più perché fa fighi, come dicono ancora molti adulti che cercano di arginare il problema, ma si fuma perché si ci immedesima in una foto che rappresenta il modello perfetto di giovane: basta un muretto, una birra una ragazza seduta e la sigaretta tra le dita. Si fuma perché si crede di soffrire, perché si crede di aver il cuore a pezzi o di essere leonesse e “King” o “Queen” della vita. Si crede che l’esistenza ha già dato l’occasione di combattere una guerra e loro sono gli eroi che l’hanno vinta ma conservano dentro ferite enormi. Si pensa che ogni ragazzino rappresenta un re che salva la regina o governa con lei. Si pensa che l’amore è fatto di albe insieme, sesso da foto e graffi sul corpo da postare sui social.

Non basta più dire che i giovani iniziano a fumare perché così si sentono forti, oggi non basta più. Le mode nascono attraverso dei modelli fotografici che non sono più sulle riviste patinate, mai nei pixel dello schermo. Si tratta di ragazze sconosciute che fanno foto in pose svariate con ragazzi o con una canna in mano. Non hanno nome, sono solo una sagoma che rappresenta il vivere oggi per gli adolescenti.

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Mi chiamo Annalibera Di Martino e vivo a Castellammare di Stabia. Nutro da sempre una forte passione per la musica italiana, a tal punto che all’età di appena 7 anni ho iniziato a studiare canto e pianoforte ed a 16 anni ho partecipato a concorsi nazionali come il Premio Mia Martini con un brano inedito intitolato “Il tuo sorriso” o come il Premio Mogol interpretando “E la luna bussò”. Mi sono avvicinata alla tradizione nazionale musicale con studi di settore, infatti sono laureata in Discipline delle arti visive, musica e spettacolo (DAMS) con una tesi sul Festival di Sanremo. Sono studiosa autodidatta di Sanremo da circa 8 anni ed ho partecipato, tra gli altri, alla 68° edizione del Festival come giornalista nella Sala Stampa Lucio Dalla. Mi sono iscritta ad un master in giornalismo e collaboro già da un anno con diverse testate locali. Mi occupo principalmente di politica, cronaca ed ovviamente terza pagina.