L’Unità, il giornale fondato nel 1924 da Antonio Gramsci, potrebbe finire nelle mani di Lele Mora, ex manager dei vip che non hai mai nascosto le sue simpatie di destra. Per chiarire: un berlusconiano a capo del giornale simbolo della sinistra comunista che nel secondo dopoguerra faceva registrare numeri record per quanto riguarda la vendite. Una contraddizione storica. Ma andiamo con ordine.
L’Unità non esce in edicola da giugno del 2017 quando, a causa delle poche vendite, la casa editrice Piesse decise di ritirarlo dal mercato. La decisione arrivò dopo un trend di vendita estremamente negativo che era partito già dall’inizio degli anni 2000. Nonostante ciò, ci sono ancora oggi tantissimi nostalgici che chiedono la ripubblicazione del quotidiano, fieramente comunista, in un contesto storico dove la destra è tornata prepotentemente in carica.
Questi desideri potrebbero realizzarsi ma con una grande, inaspettata, sorpresa. A dare la notizia è stato lo stesso Lele Mora che, in diretta nazionale su Rete 4, ha annunciato che non solo alcuni suoi amici stanno per rilevare il giornale di Gramsci ma addirittura che lui sarà il nuovo direttore. Lele Mora nella stessa posizione di Walter Veltroni e Massimo D’Alema ma ancora prima di Antonio Gramsci: se non fosse la realtà ci sarebbe da ridere.
Come potrebbe Lele Mora, manager delle star, portare avanti una politica editoriale di sinistra quando per anni è stato vicino ai governi berlusconiani e di destra? Lui si difende e punta sulla storia: a suo dire l’Unità aveva degli ideali simili a quelli socialisti quando è stata fondata. Quindi non ci sarebbe nulla di nuovo se si ripartisse da lì. Purtroppo però Lele Mora sbagli i tempi perché quando nel 1924 venne fondato il giornale, la famosa scissione di Livorno del 1921 era stata già realizzata. Di conseguenza L’Unità nasce come un giornale comunista (e non socialista) e lo sarà per tutto il ventennio fascista e nel secondo dopoguerra.
La società editrice Piesse, al momento ancora proprietaria del giornale, però smentisce tutto e minaccia querele sia per Lele Mora sia per il gruppo di imprenditori che avrebbe dato per certa l’acquisizione. Tutto è in divenire quindi. Ma cosa direbbe oggi Gramsci se fosse ancora vivo? Con sinistra ridotta in macerie e il suo giornale, simbolo del comunismo, in mano ai socialisti? Difficile da ipotizzare.
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