Perché è importante conoscere il parere degli altri: la lezione di Sergio Mattarella

Sergio Mattarella non ci sta, Sergio Mattarella le cose non le manda a dire. E’ chiaro, conciso e fin troppo diretto. Chi vuol far tacere i giornali?

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Sergio Mattarella non ci sta, Sergio Mattarella le cose non le manda a dire. E’ chiaro, conciso e fin troppo diretto. Qualità che durante i giorni concitati per la formazione del nuovo Governo non sono andate giù al Movimento 5 Stelle e alla Lega. Mattarella non poteva tacere, doveva parlare. Doveva porre un freno alla svolta autoritaria che i grillini vogliono portare a termine nell’ambito dell’editoria. E lo ha fatto durante un incontro con gli studenti al Quirinale. Una scelta non casuale: quelli che saranno gli elettori del futuro, i cittadini italiani del futuro, devono capire che la libertà di stampa è fondamentale in uno Stato democratico.

sergio mattarella

“Al mattino leggo i giornali: notizie e commenti, quelli che condivido e quelli che non condivido e forse questi secondi per me sono ancora più importanti. Perché è importante conoscere il parere degli altri, le loro valutazioni. Quelli che condivido sono interessanti, naturalmente e mi stanno a cuore; ma quelli che non condivido sono per me uno strumento su cui riflettere. E per questo ha un grande valore la libertà di stampa, perché, anche leggere cose che non si condividono, anche se si ritengono sbagliate, consente e aiuta a riflettere”, ha spiegato il presidente della Repubblica.

Forse ad ascoltare queste parole, seduti fra le sedie nelle aule del Quirinale, dovevano esserci anche Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, caduti in fallo dopo il durissimo attacco alla stampa in seguito all’assoluzione di Virginia Raggi, sindaco di Roma, dall’accusa di falso. Ma i grillini sono così, mai toccare loro e il Movimento. Adesso, dopo gli attacchi a Repubblica (che fedele alla sua linea editoriale ha adottato un atteggiamento critico nei confronti del governo), i pentastellati ce l’hanno con tutti i giornalisti italiani.

“Puttane”, “infami”, coloro che ogni giorno fra mille difficoltà provano a portare avanti l’informazione in uno dei Paesi più difficili al mondo. Meno male che c’è Mattarella che prova a portare tutti sulla retta strada almeno che Di Maio non chieda l’impeachment anche questa volta per aver bloccato il volere del popolo e il cambiamento. Ma se cambiare significa far tacere i giornali, significa solo ritornare indietro di un secolo. Un certo Benito, nel primo dopoguerra, è stato capace di farlo.

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