Passare troppo tempo su Facebook sul posto di lavoro può essere una giusta motivazione per il licenziamento. Lo stabilisce la Cassazione che ha bocciato il ricorso presentato da una dipendente che aveva perso la sua occupazione dopo aver navigato sul social per oltre 4000 ore in un anno.
Buona fede e diligenza
Secondo i giudici della Suprema corte, la donna avrebbe violato i principi di buona fede e di diligenza nel suo rapporto lavorativo e di conseguenza poteva essere licenziata senza preavviso. Non ci sarebbe stata neanche una violazione della privacy: per la Cassazione, se il computer utilizzato è del datore di lavoro quest’ultimo ha tutti i diritti per analizzare la navigazione di chi lavora per lui.
Facebook e cronologia
La segretaria in questione era stata beccata tramite la cronologia del computer dalla quale erano emersi circa 6mila accessi in dodici mesi. Un numero troppo elevato per il datore di lavoro che decise di licenziarla anche se poi la sua scelta è stata contestata in tribunale. Per la donna infatti il licenziamento arrivò dopo una richiesta fatta per godere della 104 a causa della mamma malata.
Un uso consapevole
Tuttavia, nei giorni scorsi è stato reso noto il verdetto della Cassazione che inevitabilmente farà scuola nel settore. Avvisati quindi i dipendenti italiani: passare troppe ore sui social potrebbe costare il posto di lavoro. La sentenza invita i cittadini a fare un uso consapevole dei social network e di evitare di utilizzarli durante gli orari di ufficio.
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