L’affare Victor Osimhen ‘o marajà e altre storie (compreso il Maalox per Don Aurelio)

Una sceneggiatura straordinaria ogni anno si ripete con quella suspense capace di tenere i tifosi in caldo nei mesi in cui è difficile sopravvivere senza pallone giocato

0
218

Ci mancava l’attacco di Trump all’Iran e una nuova escalation per titillare ulteriormente ansie e paure.

Per fortuna la tregua scattata dopo gli attacchi Usa e il botta e risposta Iran-Israele sembra reggere. Chissà fino a quando. Questa rubrica è nata per dar sfogo al tifoso ansioso che è in noi.

Victor Osimhen 'o marajà
L’affare Victor Osimhen ‘o marajà e altre storie (compreso il Maalox per Don Aurelio)

Vorremmo riservare tale sentimento esclusivamente alle vicende effimere che ruotano intorno al mondo altrettanto effimero del pallone. Purtroppo i tempi sono questi ed in una fase storica così delicata nella quale il vecchio equilibrio mondiale non regge più e quello nuovo fa fatica a sostituirlo, si nasconde il rischio concreto di un disastro planetario.

La speranza è che le teste calde si raffreddino e si torni a parlare di pace. Io, comunque, proverò a tenervi compagnia con lo stesso spirito di sempre. Così ci teniamo compagnia e riusciamo a superare insieme queste tenebre. Magari con qualche sorriso in più.

Un profluvio di arrivi ventilati, firme che mancano

Veniamo a noi, dunque. Dopo il colpaccio De Bruyne e l’acquisto di Marianucci, le parole pronunciate da Don Aurelio nel corso della conferenza stampa di presentazione dei ritiri precampionato (“Chi coooooompri chi non cooooooompri… di che cosa dobbiamo parlare. Stiamo sul mercato e prima di un mese non ne sapremo nulla. Mi avete fatto già comprare 70 giocatori e mi faccio tante risate“) tornano prepotentemente di attualità.

Il mese non è ancora passato, nuovi acquisti non ce ne sono stati, ma sui giornali e sui siti, come è normale, è tutto un profluvio di arrivi ventilati, firme che mancano, accordi con i giocatori ma non con le società, accordi con le società ma non con i calciatori, trattative ormai chiuse che però non si chiudono mai, fumate grigie o nere che poi diventano di bianche per poi ricominciare da capo.

È difficile sopravvivere senza pallone giocato

Una sceneggiatura straordinaria che ogni anno si ripete con quella suspence capace di tenere i tifosi in caldo nei mesi in cui è difficile sopravvivere senza pallone giocato (a meno che qualcuno di voi non mi dica che stia godendo a vedere il mondiale per club; più una specie di Squid Game che un vero e proprio torneo di calcio).

Ormai è imminente il rinnovo di Alex Meret fino al 2027. Mi fa piacere, Alex è un portiere forte e un ragazzo talmente serio che a confronto la Sfinge pare sorridere a 32 denti.
Darwin Nunez è sempre più “caldo”. Speriamo che non si squagli prima di venire a Napoli. Mi conforta la telefonata con la quale l’attaccante attualmente in forza al Liverpool ha detto sì al connazionale Gargano. Non sapevo che l’ex centrocampista del Napoli fosse il braccio destro di Manna.

Il tifoso ansioso Luigi Mannini tra Gargano (a sinistra) e Vargas
Il tifoso ansioso Luigi Mannini tra Gargano (a sinistra) e Vargas

Il riscatto di Caprile da parte del Cagliari è un tassello del mosaico che il Napoli sta allestendo per intascare qualcosa di soldi visto che per il momento Don Aurelio sta cacciando solo e per quanto le casse del club siano solide, pure mi dispiace che ‘o presidente sia assoggettato al solo verbo dare.

Al momento il tesoretto ammonta a 22 milioni circa. 8 milioni della cessione di Natan al Betis, altri 8 per Caprile e altri 6 sempre dal club sardo per il riscatto di Gianluca Gaetano. Gli emissari di Napoli e Bologna si vedono praticamente tutti i giorni a pranzo cena e colazione. Al di là del possibile esito positivo delle trattative per Beukema e Ndoye, credo che l’unica certezza sarà il vistoso aumento della circonferenza addominale per tutti.

Proviamo con la firma digitale

E chi le vuol sentire le mogli! C’è chi parla di fumata grigia, chi di affare ormai concluso, ma per me valgono sempre le parole di Don Aurelio (vedi sopra). Ad ogni modo, per evitare fregature le operazioni che dovrebbero portare a Napoli Noa Lang pare siano in uno stato avanzato. 28 milioni di euro al Psv Eindhonven e accordo già raggiunto con gli agenti dell’ala olandese. Mancherebbe solo la firma.

A questo punto direi di provare con la firma digitale se ci sono difficoltà nell’apporre un sigillo a mano.
Il Pisa punta a tre giocatori del Napoli: Giovanni Simeone, Pasquale Mazzocchi e Alessio Zerbin. Mi dispiacerebbe perdere il Cholito e il grande Pasquale da Barra. E pure per Zerbin che, comunque il suo contributo lo ha sempre dato.

Noa Lang
Proviamo con la firma digitale

Ma l’affare che più mi solletica è quello legato ad Osimhen ‘o marajà. L’uomo, la maschera, la leggenda del primo scudetto che non ci ha messo molto a dimenticare la cavalcata del 2023 e l’amore di una città che l’ha accolto da perfetto sconosciuto per farne uno degli attaccanti più ambiti a livello internazionale. Victor, Victor ma cosa mi combini!
Che i soldi gli avessero dato un po’ alla testa l’avevmo capito da tempo.

Già l’anno scorso fece terminare le scorte di Maalox a Don Aurelio e quest’anno sembra volersi ripetere visto che in Arabia Saudita sono sempre di più i dirigenti dell’Al-Hilal ad ordinare scorte sempre più cospicue dello stesso farmaco. Il club del nuovo tecnico zeroplete Simone Inzaghi, infatti, non sa più che cosa offrirgli.

Osimhen resta fermo, immobile come Prodi ai tempi dell’Ulivo

Al momento non sono bastati, nell’ordine: una montagna di soldi (totale di 160 milioni in 4 anni), una villa con piscina in oro massiccio a forma di pallone, un jet privato con pilota disponibile H-24, dame di compagnia, pizze e mandolini, un cammello personale. Osimhen resta fermo, immobile come Prodi ai tempi dell’Ulivo o il Koulibaly dei tempi migliori, quando dalle sue parti non si passava nemmeno con un Trump in braccio.

Pure Antonio Floro Flores, tecnico dell’Under 17 del Benevento si è scagliato in queste ore contro l’attaccante nigeriano. Cioè quello sta in grazia di Dio tra soppressate, salsicce, caciocavallo silano Dop, il tutto innaffiato con ettolitri di aglianico e rischia di farsi andare qualcosa di traverso paragonando i soldi offerti e rifiutati dal nigeriano a quello che riesce ad abbuscarsi lui con fatica immensa e sudore della fronte.

Pure Liverpool, Juventus e Galatasaray hanno alzato bandiera bianca a causa della sindrome del blocco dell’acquisto (legata alle operazioni economiche fuori dalla grazia di Dio). Caro Victor, con quella bella testa di babà che ti ritrovi ti sei fatto terra bruciata nel calcio vero. Fai ‘na cosa, pigliati sti soldi e levati dai…cammelli!

CONDIVIDI
Articolo precedenteCos’è il clan Moccia: dove si estende la sua struttura verticistica. Il caso dei “senatori”
Articolo successivoL’eresia ed il coraggio delle scelte, un viaggio tra passato e presente con la professoressa Tania Longobardi
Nasce a Vico Equense il 19 luglio dell'Anno Domini 1980. Frequenta il Liceo Classico "E. Marini" di Amalfi. Di quei cinque anni gli resta scolpito nella mente quel pensiero, mugugnato a voce alta dal suo amico fraterno Stanislao durante la lezione della professoressa di greco quando tutti in classe prendevano appunti: "Scrivi, scrivi che poi te lo leggi". Un manifesto sul grande valore sociale che già allora veniva assegnato alla scrittura. Per questo nel 2001 diventa giornalista pubblicista. Metropolis, Il Mattino, Il Corriere dello Sport - Tutto Calcio Campania, sono i quotidiani che hanno ospitato ed ospitano la sua firma. Ha collaborato con la casa editrice Intra Moenia di Napoli. Web content per il portale online Businessonline.it. Tra le cose utili della sua vita le esperienze lavorative sparse a macchia di leopardo nella sua recente gioventù. Tra quelle meno utili la laurea in Storia e un corso di grafica editoriale. Sul master in comunicazione, social marketing e web media, vige il più stretto riserbo visto il mutuo trentennale che ha acceso per pagarselo. Soldi? Desisti. Ama la musica e si diletta con il clarinetto. Vive tra Napoli ed Agerola. Ama il (buon) vino e la (buona) compagnia.