Cambridge Analytica e Facebook, ovvero il delirio di onnipotenza

Cambridge Analytica e Facebook: assistiamo alla caduta rovinosa degli dei che ha fatto un buco enorme nelle istituzioni, nella tutela della privacy, in Borsa e nell’opinione pubblica

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elirio di onnipotenza e conseguente caduta degli dei. Una caduta rovinosa, che ha fatto un buco enorme nelle istituzioni, nella tutela della privacy, in Borsa e nell’opinione pubblica. Il caso è quello di Facebook, di Cambridge Analytica, dei dati utilizzati per fini politici. Molte ore dopo la bufera scatenata da alcuni articoli del New York Times e del Guardian sono arrivate le scuse del fondatore di Facebook Mark Zuckerberg. Che il mea culpa sia sincero o meno non lo sapremo mai.

Cambridge Analytica e Facebook: tecnicamente

Tecnicamente, il social network più famoso del mondo è il mare dove ha pescato Aleksandr Kogan, ideatore dell’app thisisyourdigitallife. Come spiega bene Emanuele Menietti de Il Post, per utilizzare l’applicazione “gli utenti dovevano collegarsi utilizzando Facebook Login, il sistema che permette di iscriversi a un sito senza la necessità di creare nuovi username e password”. In quel momento, ovvero circa 3 anni fa, Facebook “permetteva ai gestori delle applicazioni di raccogliere anche alcuni dati sulla rete di amici della persona appena iscritta. In pratica, tu t’iscrivevi e davi il consenso per condividere alcuni dei tuoi dati e l’applicazione aveva il diritto di raccogliere altre informazioni dai tuoi amici, senza che fossero avvisati”.




50 milioni

Secondo Nyt e Guardian l’app di Kogan avrebbe raccolto dati su 50 milioni di profili Facebook. Informazioni che sono state poi condivise con Cambridge Analytica. Kogan ha così violato i termini d’uso del social network che vietano ai proprietari di applicazioni di condividere con società terze i dati che raccolgono sugli utenti. La società di consulenza e di marketing online Cambridge Analytica avrebbe utilizzato quei dati attraverso modelli e algoritmi per creare profili psicometrici. Ma per farne cosa? È qui che entrano in gioco i cosiddetti Big Data, le elezioni Usa ed il referendum sulla Brexit. Non c’è ancora nulla di certo, ma il sospetto è che l’azienda possa aver influenzato le chiamate alle urne sia negli Stati Uniti sia in Gran Bretagna. Un’influenza attuata non solo attraverso strategie politiche “pure” ma anche tramite la diffusione di fake news.

La storia del mondo

La trafila Facebook-Kogan-Cambridge Analytica potrebbe quindi aver cambiato la storia del mondo. Impossessandosi di quei dati qualcuno sarebbe stato capace di giocare con i cittadini e gli elettori. Un delirio di onnipotenza, come dicevamo in apertura, fermato solamente dai media e prima ancora da una gola profonda. L’ennesima, in pochissimo tempo, protagonista di inchieste giornalistiche. La principale fonte del Guardian è infatti Christopher Wylie, ex dipendente di Cambridge Analytica. Con il sistema scoperchiato una ristretta cerchia di persone avrebbe potuto fare di tutto. Così, mentre Facebook continua a scendere in Borsa, mentre da più parti viene convocato Zuckerberg affinché fornisca spiegazioni, mentre rappresentanti delle istituzioni, filosofi e letterati si indignano, mentre gli sponsor cominciano a scappare, ci ritroviamo faccia a faccia con una realtà digitale che non ci piace per niente.

Danziamo

Eppure i segnali c’erano da tempo. Da tempo ci sono società che studiano i Big Data, da tempo regaliamo informazioni non solo a Facebook, ma a chiunque ce le chieda. Anche noi abbiamo contribuito in buona parte a creare e a rafforzare un dio che ci ha divertito e ci ha semplificato la vita. E che poi ci ha visto danzare come marionette.