Ci sono voluti 62 giorni per l’elezione di Marcello Foa a presidente Rai. Proposto il 27 luglio scorso dal Governo Conte, il 31 dello stesso mese viene eletto dal consiglio d’amministrazione. Il giorno seguente non raggiunge il quorum in commissione Vigilanza, rimanendo a 22 voti favorevoli, a fronte dei 27 necessari. Rinominato dal cda, il 26 settembre ottiene la maggioranza qualificata in Vigilanza e ufficializza la successione a Monica Maggioni. A sostegno della candidatura del giornalista italo-svizzero M5s, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia.
“Mai avuto tessere di partito, mai militato in un partito. Sono liberale di cultura un po’ antica, vengo dalla scuola di Montanelli. Sono abituato a discernere le mie opinioni e i miei doveri di garante del giornalismo”, ha dichiarato Marcello Foa durante l’audizione in Vigilanza.
Indipendenza e onestà intellettuale al servizio del lettore i suoi valori. “Il mandato che mi è stato conferito dal governo – ha continuato – non è politico, ma professionale e ad esso mi atterrò scrupolosamente per difendere il pluralismo, pilastro della democrazia”.
Non sono mancate le polemiche. Il capogruppo Pd Davide Faraone ha chiesto l’accesso agli atti al presidente della commissione Vigilanza Alberto Barachini. Alcune schede non riporterebbero la dicitura prevista per la votazione. La richiesta non è stata accordata per “l’incontrovertibilità” dell’esito, la cui legittimità non è stata contestata da nessuno dei commissari presenti durante il voto – ha risposto Barachini.
Peraltro, qualora il Pd “avesse inteso presenziare al momento della votazione e del successivo scrutinio, l’onorevole Anzaldi avrebbe potuto esercitare la sua funzione di segretario, pur senza partecipare al voto, secondo una prassi di frequente applicazione: sarebbe stato considerato presente ai soli fini del numero legale della seduta. In tal modo, sarebbe stato possibile avanzare, nell’immediatezza, eventuali rilievi e contestazioni”.
Ha rassicurato sulla “assoluta regolarità delle operazioni”, nel corso delle quali non sono state avanzate contestazioni da parte di alcuno dei commissari presenti. “Tutte le schede computate, rispettivamente come voto favorevole o contrario riportavano inequivocabilmente l’indicazione prevista, ovvero ‘favorevole’ o ‘contrario’. L’esito della votazione – ha osservato Barachini – è pertanto pienamente regolare ed incontrovertibile, essendosi registrata (ripeto, senza alcuna contestazione durante la seduta) una situazione che ha visto 27 voti favorevoli, 3 voti contrari, una scheda bianca ed una scheda nulla, con conseguente perfezionamento della condizione di efficacia prevista dal’articolo 49, comma 5, del decreto legislativo n.177 del 2005, e successive modificazioni, per la nomina del presidente del cda Rai”.
La nomina di Marcello Foa ha scatenato critiche e preoccupazioni anche all’estero. Un gruppo di eurodeputati, guidati dall’olandese, Marietje Schaake, del partito liberale di sinistra D66, sta raccogliendo le firme per una lettera indirizzata al presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani. Foa è “ospite regolare degli strumenti della propaganda russa Russia Today e Sputnik e ha spesso condiviso informazione online che può essere qualificata come disinformazione secondo il Codice di Condotta” Ue. “Un diffusore di notizie false a capo della tv di Stato italiana”, ha titolato il Guardian che teme per l’autonomia dell’emittente pubblica. Oltralpe, Le Monde, invece, parla di un’incontestabile vittoria della Lega e di un “ennesimo smacco” per gli alleati grillini.
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