Nel mare azzurro che bagna Napoli campione d’Italia: caro tifoso ansioso, tra qualche mese si ricomincia

Novanta minuti di solitudine. Che rispetto a cent’anni non so niente, per carità. Ma che parevano non finire mai

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È successo! E no, non si è sciolto il sangue del grande Santo che non è periodo.

Si è sciolta quell’ansia che personalmente mi ha accompagnato nelle ultime ore di questa stagione calcistica vissuta nel segno del testa a testa.

Festeggiamenti Napoli campione d'Italia
Nel mare azzurro che bagna Napoli campione d’Italia: caro tifoso ansioso, tra qualche mese si ricomincia

Alla fine la partita l’ho seguita nel locale di Gegè a Riviera di Chiaia nel quale ho conosciuto nell’ordine:

  • Donna norvegese con prole e outfit d’ordinanza, cittadina di Partenope da un anno. Sguardo fiero e sereno disturbato solo dalle mie frequenti intemperanze vocali diventate fragorose ai gol scudetto.
  • Personaggio ambiguo che si è burlato di me per tutto il tempo. A maggior ragione quando Giovanni, inseparabile compagno di merende ed altri amici hanno iniziato a dipingermi la pelata di blu.
  • Tifoso che inveiva contro Stellini inquadrato mentre dava istruzioni ai suoi (al quale mi sono rivolto con uno sdegnato: “Compa’ questo è il secondo di Conte o ssaje o no?).
  • Varia umanità.

Novanta minuti di solitudine. Che rispetto a cent’anni non so niente, per carità. Ma che parevano non finire mai. Novanta minuti di silenzio e di trepidazione. Coreografia stupenda della B, fischio, vantaggio dell’Inter. No panic c’è Scott, lo scozzese napoletano, Mc Fratm che sigilla un anno da incorniciare. Cagliari birbante, finalmente tremante. Poi ci pensa big Rom Lukaku, l’imperatore che non vuole per niente cedere lo scettro, a chiudere i conti. Boom. Esplode la festa. Il Napoli è campione.

Ho visto gente piangere, ridere, urlare, saltare, salutare, gioire, fare autostop

Nel mio delirio post fischio finale, immerso nella densità di un’aria irrespirabile dai tratti blu, rossi o bianchi a seconda dei fumogeni, ho visto gente piangere, ridere, urlare, saltare, salutare, gioire, fare autostop, sventolare bandiere. A un certo punto addirittura la faccia di Claudio Cecchetto e il Gioca Jouer.

Era arrivato il momento di lanciarmi nel fiume umano di passione azzurra che ha pervaso la città in ogni suo, vicolo, strada, piazza. Cardo e Decumano, come spiegava la figura esuberante della guida che, nel primo pomeriggio aveva accompagnato me ed una coppia di amici italo-brasiliani (Basilio, mio compagno ai tempi del Liceo trapiantato a San Paolo per lavoro, ed Andrea, brasiliana e sua dolce compagna) nel corso della visita al mercato romano che giace sotto il complesso di San Lorenzo Maggiore in piazza San Gaetano.

Festeggiamenti Napoli murales Maradona
Ho visto gente piangere, ridere, urlare, saltare, salutare, gioire, fare autostop

Un utile espediente per tenere a bada l’adrenalina e per apprendere, al termine del bellissimo momento Alberto Angela e giunti nel frattempo al cospetto di madama Forcella addobbata nell’orgia di colori, nastri e fumogeni a tinte rigorosamente azzurre con sottofondo di motorini zigzaganti e di trombe sonanti e mai sostanti, che una cosa così Andrea non l’aveva mai vista. E non in Svizzera, attenzione. Ma in Brasile! Dove secondo me ‘o burdello pure lo sanno fare.

Lungomare Caracciolo, piazza Plebiscito piena che non si riusciva a passare nemmeno a piedi, corso Vittorio Emanuele, Quartieri Spagnoli e murales Maradona, piazza Borsa. Questo il mio pellegrinaggio nella città in delirio. Questo il tributo per una squadra capace di ricucire il filo della storia. Dalla grande bellezza spallettiana alla grande concretezza contiana. Il decimo posto della stagione passata è solo un ricordo. Un monito che servirà certamente a non commettere più gli stessi errori.

Napoli, la festa continuerà ancora a lungo

È festa. E la festa continua e continuerà a lungo. Le immagini del lungomare assediato dal mare che bagna Napoli e dal mare burrascoso di tifosi azzurri che forma una sorta di cordone di sicurezza intorno ai bus scoperti sui quali i calciatori eroi celebrano il successo emozionano, confermano che una vittoria a Napoli ha sempre un sapore unico ed eccezionale. E fa bene a tutti.

E mi piace sottolineare che sul bus, tra le mille bandiere blu sventola fiera quella della Pace. Bravo De Laurentiis. Bravo Conte. Bravi, bravi, bravi tutti. Menzione speciale per Pasquale Mazzocchi da Barra. Venderei tutto quello che non ho per provare le emozioni di un napoletano che vince lo scudetto a Napoli. Ora decomprimiamo e ricarichiamo le batterie. Tra qualche mese, caro tifoso ansioso, si ricomincia!

Ag4in.

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Nasce a Vico Equense il 19 luglio dell'Anno Domini 1980. Frequenta il Liceo Classico "E. Marini" di Amalfi. Di quei cinque anni gli resta scolpito nella mente quel pensiero, mugugnato a voce alta dal suo amico fraterno Stanislao durante la lezione della professoressa di greco quando tutti in classe prendevano appunti: "Scrivi, scrivi che poi te lo leggi". Un manifesto sul grande valore sociale che già allora veniva assegnato alla scrittura. Per questo nel 2001 diventa giornalista pubblicista. Metropolis, Il Mattino, Il Corriere dello Sport - Tutto Calcio Campania, sono i quotidiani che hanno ospitato ed ospitano la sua firma. Ha collaborato con la casa editrice Intra Moenia di Napoli. Web content per il portale online Businessonline.it. Tra le cose utili della sua vita le esperienze lavorative sparse a macchia di leopardo nella sua recente gioventù. Tra quelle meno utili la laurea in Storia e un corso di grafica editoriale. Sul master in comunicazione, social marketing e web media, vige il più stretto riserbo visto il mutuo trentennale che ha acceso per pagarselo. Soldi? Desisti. Ama la musica e si diletta con il clarinetto. Vive tra Napoli ed Agerola. Ama il (buon) vino e la (buona) compagnia.