Populismo ed elezioni. Leggo e sento da più parti che giornalisti e politici stanno già facendo un nuovo mea culpa. Sono state sbagliate analisi e valutazioni sul fenomeno del populismo. Un’accezione negativa che non ha fatto altro che fomentare e rafforzare un sentimento del popolo italiano. Un sentimento complesso ma univoco, che si è tradotto concretamente nell’affermazione politica di Movimento 5 Stelle e Lega. I grandi comunicatori Matteo Renzi e, in parte, anche Silvio Berlusconi, hanno dovuto cedere il passo. Gli italiani hanno votato ed hanno spazzato via tutto.
Segnali
Eppure i segnali d’allarme c’erano tutti, ma nell’obiettivo c’è stato per un lungo periodo di questa campagna il rischio di una deriva estremista. La deriva non c’è stata: i nuovi fascisti hanno racimolato davvero poco. I cittadini non hanno permesso l’entrata in Parlamento di vecchie guardie estemporanee. La rabbia c’era, ma è stata canalizzata altrove. Gli italiani vogliono restare liberi, hanno ricacciato i fantasmi del passato dove meritano di stare, nei libri di storia.
I responsabili
Gli elettori hanno invece deciso che precise classi politiche fossero responsabili della crisi, del lavoro che non c’è, della scarsa sicurezza nelle città, dei figli che devono andare all’estero a lavorare mentre i migranti continuano ad arrivare sulle nostre coste e l’Europa non ci dà una mano. E, soprattutto, mentre i politici al Governo continuavano a pensare agli affari propri.
Promesse
È davvero così? Oppure c’è una parte politica che ci stava portando fuori dalla crisi? Poco importa, ciò non è stato percepito da chi si apprestava a recarsi alle urne. E poco importa che le promesse di chi si presentava come vicino al popolo apparivano razionalmente inattuabili. I 5 Stelle volevano la “morte politica” dei vecchi dinosauri del Parlamento, la Lega metteva gli italiani al primo posto. E così i giochi sono fatti.
Chi ha sottovalutato il populismo si sta leccando le ferite. E lo sta facendo già da diverse settimane mentre metteva in atto una campagna elettorale scialba. La sensazione era che avessero già tirato i remi in barca. E che l’onda travolgente e devastante di Matteo Salvini e Luigi Di Maio era inarrestabile.
Risate
Ho partecipato a questa campagna elettorale come responsabile della comunicazione di un candidato al Senato di una coalizione di centrosinistra. Nell’ultimo mese la sensazione era che qualunque tema trattato, qualsiasi iniziativa messa in campo veniva puntualmente respinta dagli elettori che non recepivano, e che avevano già deciso. Mentre i giornali si affannavano a rincorrere candidati che puntavano tutto sul proprio nome, sull’appartenenza alla società civile e su altre simili amenità, i cittadini ridevano e aspettavano il 4 marzo 2018.
Quel popolo
Il 4 marzo è arrivato e, nonostante la pessima legge elettorale che rende ingovernabile il Paese, gli italiani hanno detto chiaramente la loro. E quindi più che il populismo, i giornali e i politici hanno sottovalutato il popolo. Da cui si sono allontanati molto tempo fa.
Chiudo con un episodio che un amico mi ha raccontato poco fa. Durante la notte dello spoglio in una sezione del Nord erano rimasti “attivi” solamente i rappresentanti di lista del M5s. Alle 4 del mattino battagliavano ancora, scheda su scheda, contestando voti anche palesemente nulli e nonostante il Movimento di Di Maio fosse avanti già di moltissimi voti rispetto agli altri.
Mi sembra la perfetta fotografia di ciò che sta accadendo in Italia in queste ore. Mentre gli altri dormivano, il popolo continuava a lottare sorretto da quella rabbia, indomita, decisa a spazzare via tutto il resto.