Venticinque anni di dubbi e sospetti, venticinque anni trascorsi senza conoscere la verità: ricorre oggi l’anniversario della morte di Ilaria Alpi e del reporter Miran Hrovatin, uccisi a Mogadiscio il 20 marzo del 1994 mentre lavoravano per la Rai durante il ritiro delle truppe statunitensi dalla Somalia. I due furono raggiunti da un commando armato a pochi passi dall’ambasciata italiana. Alpi e Hrovatin morirono quasi sul colpo raggiunti da una pioggia di proiettili mentre si salvarono miracolosamente l’autista del mezzo e anche la scorta che li accompagnava. Ma il movente, e anche il mandante, di questo duplice omicidio non è mai stato rivelato.
Ilaria Alpi: quel traffico di armi e rifiuti
La giornalista italiana, contemporaneamente, era anche a lavoro per ricostruire il traffico di armi e di rifiuti tossici che transitava proprio per la nazione africana e che si nascondeva dietro la guerra umanitaria che si stava combattendo in quel periodo. Dopo le pressioni della famiglia e dell’opinione pubblica, il primo ministro Romano Prodi, alla fine degli anni Novantam pressò il governo somalo affinché si facesse luce su quanto successo. Fu così che venne individuato uno dei sette membri del commando armato grazie alle dichiarazioni di due testimoni oculari che non hanno mai convinto completamente la Procura di Roma. Omar Hassan Hashi, unico imputato per l’omicidio Alpi, fu assolto in primo grado e poi condannato in Appello a 25 anni di reclusione. La pena fu confermata anche dalla Cassazione. L’omicidio non fu collegato con l’attività giornalistica della donna.
Troppe versioni
Il processo è stato infatti turbolento. I due testimoni che avrebbero dovuto inchiodare l’uomo cambiarono più volte la versione dei fatti e uno di loro scappò in Inghilterra per non farsi interrogare. E proprio a Birmingham fu raggiunto da una troupe italiana che riuscì a strappargli una confessione: aveva accusato Hashi solo in cambio di un visto per lasciare la Somalia. Essendo venuta meno la versione di un testimone, la Procura fu costretta a rivedere il caso. La sua condanna fu però diminuita a 16 anni ed è tornato libero nel 2016.d
Depistaggio internazionale
Ma i dubbi sul caso Alpi non finiscono qui. Alcuni anni fa, la presidente della Camera Laura Boldrini chiese di desecretare gli atti della Commissione parlamentare. Grazie a quei documenti, furono rivelati nuovi spunti di riflessione: a seguito delle indagini, la giornalista sarebbe stata uccisa per le sue inchieste sul territorio somalo. La Procura decise così di riaprire le indagini ma al momento è stata chiesta una nuova archiviazione. La pista più accreditata, secondo gli esperti, è quella del depistaggio internazionale. Il tempo passa ma probabilmente la morte di Ilaria Alpi, e quella del suo reporter Miran Hrovatin, non avrà mai una spiegazione.
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