Vado avanti a studiare, non mi fermo. Con me, al mio fianco, c’è la persona che mi dà ogni giorno forza e coraggio e voglia di mettermi in gioco.
Così a lezione ci imbattiamo nelle nuove forme della comunicazione, del digitale, di tutto ciò che è il presente e che sarà il futuro. Scopriamo che uno dei problemi principali di quelli che ogni agenzia pare chiamare in modo diverso, influencer/talent/creator/content creator ecc, è quello di creare, mantenere, conservare e coccolare come la cosa più importante al mondo una cospicua dose di autorevolezza e di credibilità.
Autorevolezza preziosa perché ci si fanno i soldi, ok. E sono pure meritati. Molto probabilmente l’autorevolezza è alla base di tutti i processi di comunicazione ed è il Santo Graal di tutti gli attori di questi processi, dagli influencer 15enni ai giornalisti 77enni che vanno in pensione ma mica poi tanto. Chi mi conosce e mi segue sa che sono sempre stato particolarmente critico nei confronti della categoria. Dei giornalisti, ovviamente.
Auguro perciò ai colleghi comunicatori influencer maggior fortuna nel campo della credibilità. Che voi possiate fare #ad, ben riconoscibile mi raccomando, e nel frattempo continuare a parlare col vostro pubblico con i vostri contenuti originali. Che voi possiate continuare a fare quello che non è riuscito a noi e che possa non accadervi quello che io ritenga essere alla base della crisi del giornalismo: la perdita di credibilità e di autorevolezza.
Non svendetevi, non tradite i lettori, non tradite il pubblico. Perché dopo il tradimento, il litigio, la cosa più brutta che possa capitare è l’indifferenza. L’apatia. La percepisco a livello locale come a livello nazionale. Ah, sei un giornale, un blog, un sito d’informazione, un inserto, sei qualsiasi cosa in qualsiasi forma? Massì, va bene, non mi frega niente. Basta che mi dici se domani è allerta meteo.
Non mi importa se tu, giornale che dici di essere un giornale, ti schieri e mi fai leggere pubblicità evidente che però non è tanto pubblicità ma che però sai com’è.
Caro collega influencer 15enne, spero tanto tu ci possa dare una lezione come si deve. Non possiamo però aiutarti, noi. Noi col nostro pubblico abbiamo litigato, di noi non si fida, non possiamo manco raccomandarti. Noi siamo arrivati allo stadio della comunicazione indifferente.
Ah, ho provato a pubblicare questo post su Instagram, non ci sono riuscito. Devo ancora studiare.
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