Radio mala: i codici della malavita
Il gergo dei camorristi
Difficile e articolato il linguaggio in codice della camorra. Espressioni spesso lapidarie che nascondono sentenze di morte o inequivocabili avvertimenti nei confronti di affiliati ai rispettivi clan.
Natale e Pasqua
Particolarmente in uso nella mala vesuviana le seguenti espressioni: “Questo non si mangia l’aragosta a Natale e o la colomba a Pasqua” che indica la condanna a morte di qualche malavitoso che ha tradito la propria organizzazione o di qualche esponente di sodalizi criminali nemici in uno dei 2 periodi dell’anno.
Punire
“L’uccello che non sa volare si abbatte”, riferito alla necessità di punire pusher incapaci di “volare”, ovvero di smerciare droga spostandosi velocemente a bordo si potenti scooter per i vicoli di Napoli della provincia. “Sei sempre la migliore”, un sinistro avvertimento lanciato alla consorte o ad una parente prossima della vittima a poche ore dall’esecuzione della stessa per indicare come gli stessi familiari siano ben al corrente dello sgarro compiuto dal soggetto in questione, tra i più macabri messaggi di morte perché rivolto esclusivamente a personaggi femminili.
Rivali o infedeli
“Nella scordata pagherà”, monito lanciato agli affiliati in merito alla punizione da infliggere ad un rivale o infedele non nell’immediato per evitare ritorsioni da parte delle forze dell’ordine; “Se continui te ne torni con i piedi avanti”, ammonimento a cambiare condotta rivolto ad un affiliato che altrimenti lascerà il luogo degli incontri camorristici “con i piedi in avanti”, ovvero da morto; “Quando c’è il sangue a terra non ci sono accordi”, sentenza inequivocabile di vendetta emessa dai clan in seguito all’uccisione di qualche esponente diretto della famiglia che indica l’impossibilità di trovare accomodamenti economici o alternativi con i responsabili dell’omicidio del congiunto.
Natura feroce
Potremmo proseguire ancora a lungo: il sistema ha un suo gergo che si evolve con i tempi pur mantenendo intatta la natura feroce che lo anima. Molti ragazzi dei vicoli di Napoli apprendono ancora questa sub cultura che reputano, in certi contesti, più efficace di quella scolastica. Questo il dato ad oggi più drammatico di cui prendere atto.