“Sparalo, sparalo a questo infame”. La pistola è pesante, tutto intorno i familiari urlano, gli danno delle pacche sulle spalle, è il caos. Lui, 16 anni, punta la pistola prima al volto, poi la abbassa al petto: nel mirino c’è chi ha osato intromettersi in una lite poco prima. E’ quasi un suo coetaneo. Lui esita, tentenna. “Sparalo, sparalo”, gli gridano. Abbassa ancora l’arma. Fa fuoco alle gambe: il sangue, le urla di dolore. Il rito di iniziazione è compiuto.
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