Scrivere di camorra in provincia di Napoli è diventato difficile. La libertà di stampa è minata dalle prepotenze dei clan che sono pronti a tutto pur di difendere i propri interessi criminali. Ed è così che chi prova a ribellarsi, ad usare i giornali come forma di denuncia sociale, viene attaccato, intimorito. È quello che è successo a Mimmo Rubio, giornalista napoletano divenuto bersaglio di stese di camorra.
A denunciarlo stato è lo stesso cronista con un lungo post su Facebook con il quale chiede un pronto intervento alle forze dell’ordine e anche al ministro degli Interni Matteo Salvini: “Stanotte si è consumato un ennesimo atto di intimidazione da parte della camorra contro il sottoscritto giornalista. Tra l’1,30 e le 1,40, infatti, alcune forti esplosioni hanno rotto il silenzio di piazza Cimmino e del centro storico di Arzano. Due di questi botti esplosivi sono stati lanciati direttamente sul balcone di casa mia, al secondo piano, provocando danni alle tapparelle esterne. L’intimidazione fa seguito ad altre due azioni di tipo intimidatorio, con plateali ‘stese di camorra’ (corteo con scorribande di moto!) avvenute a fine luglio, sempre sotto la mia abitazione, dove poi furono esplose, sempre dopo la mezzanotte, due interminabili e potenti batterie di fuochi d’artificio. Episodi gravissimi che minano la tutela della mia persona e la libertà di stampa”.
È arrivata subito la solidarietà della Fnsi (Federazione Nazionale della Stampa Italiana) che ha manifestato la propria vicinanza al giornalista napoletano. Esempio seguito a ruota anche dal Sindacato Unitario dei giornalisti della Campania. Sui social si sono ripetuti messaggi di supporto dei semplici cittadini di Arzano ma anche di tanti altri colleghi, stanchi delle prepotenze dei clan. Sono episodi che puntano al terrore, alla privazione delle proprie libertà e che possono essere combattuti solamente con coraggio dai giornalisti di oggi che tra mille difficoltà provano a raccontare i fatti di cronaca della propria terra. Chi pensava che ormai la camorra non attaccasse più i cronisti, chi parlava di camorra 2.0 deve ricredersi: in Campania la libertà di stampa è ancora difficile da garantire.
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