Un documentario, Un Paese di Calabria, per scavare a fondo nelle condizioni di vita quotidiana di Riace, piccolo borgo in provincia di Reggio Calabria finito al centro dell’attenzione mediatica per l’arresto del primo cittadino Mimmo Lucano. Un sindaco finito agli arresti per un’incredibile vicenda giudiziaria che si concluderà in un nulla di fatto senza ombra di dubbio.
Un sindaco finito, suo malgrado, nella classifica delle cinquanta persone più influenti sulla Terra per essere riuscito a creare un modello di gestione dell’immigrazione diventato paradigma mondiale per efficienza ed umanità. Un sindaco fortemente connotato anche in chiave antindranghetista. Per mostrare a chi non ha avuto modo di conoscere dal vivo l’esperienza che da anni si sta vivendo a Riace e che ha contagiato i paesi limitrofi, Shu Aiello e Catherine Catella, registe e produttrici del film documentario Un Paese di Calabria hanno deciso di condividere la loro visione su Riace e per 48 ore, sabato 6 e domenica 7 ottobre. Il film sarà disponibile in streaming gratuito a questo link: https://vimeo.com/293162180.
Immagini che testimoniano la semplicità di un percorso umano che non ha nulla a che vedere con la retorica polverosa e imbarazzante utilizzata da un Ministro deciso a cancellare questo modello vincente e spersonalizzando la vita di migliaia di persone che quotidianamente resistono in condizioni difficili. Azioni semplici, naturali. Come il battesimo del piccolo Daniel, figlio di immigrati, al quale partecipa l’intera comunità. Azioni che hanno il pregio di svelare, il grande bluff che soggiace al tentativo di additare gli immigrati come causa di ogni male. Un bluff che a Riace hanno saputo cogliere e svelare in maniera naturale.
Immagini potenti, talmente tanto da riuscire a mettere a nudo la menzogna di quelli che, in questo caso sì per bieco interesse personale, vorrebbero ricavare dalle tragedie dell’umanità, il massimo in termini di consensi elettorali. Utili a spiccare il volo verso la propria carriera. Inutili a migliorare le condizioni di vita di quelli che stanno peggio.
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