Come veste la camorra. Come comunica la criminalità? Radio mala: i codici della malavita indaga sui linguaggi, sui gesti, sui comportamenti di un mondo oscuro che, tramite apposite forme di comunicazione, ha sempre saputo imporre il proprio potere. I codici di mafia, camorra, ‘ndrangheta ed altre organizzazioni criminali analizzati da Alfonso Maria Liguori per Effequadro.
Il ruolo dei membri che animano i clan della camorra è contraddistinto anche da oggetti indossati dai rispettivi affiliati e dalle armi usate per stese e agguati. Ad esempio tute di una certa marca identificano in gruppi del sistema partenopeo il ruolo di pusher, vedetta o estorsore. Stessa cosa per la marca dell’orologio portato al polso. Per fare un esempio giovani fedelissimi dei D’Alessandro erano soliti portare lo Swatch mentre pusher noti di sodalizi criminali operanti nel cuore storico di Napoli vistosi Rolex quale simbolo di potenza economica e prestigio.
Le tute per i pusher, come si ode spesso nel gergo usato nel sistema, servono “per correre appresso ai soldi”: un chiaro riferimento all’unico vero obiettivo per ogni gruppo di mala, accrescere esponenzialmente il potere economico della cosca con ogni mezzo e ad ogni costo. Come distinguere un capo zona dai semplici pusher? Semplice: il primo si presenta a bordo di “scooteroni” o auto sportive ostentando un abbigliamento elegante-sportivo, a differenza degli spacciatori o delle vedette quasi sempre in tuta. Il capo zona si muove poco, fermo sovente nei pressi di un bar, limitandosi ad osservare i corretti movimenti dei subalterni.
L’eleganza sfarzosa contraddistingueva invece gli ex padrini della Nuova Famiglia, come Carmine Alfieri e Luigi Giuliano (alias ‘o re), entrambi collaboratori di giustizia da anni. Sempre impeccabili, con vestiti sgargianti di fattura sartoriale i boss trasmettevano senso di potere anche attraverso un’immagine sempre curatissima, molto simile, per intenderci, allo sfarzo di imponenti cappelle di marmo che poi all’interno custodiscono solo morte.
In qui vestiti firmati i ras hanno infatti firmato condanne a morte e violenze di ogni genere. Per le armi il discorso è ancora più semplice: semiautomatiche calibro 9×21 preferite per la capacità del serbatoio (anche 17 colpi), pistole a tamburo calibro 38 ( meno capacità di fuoco ma affidabilità massima) e fucili mitragliatori Ak 47 Kalashnikov usati in occasione di azioni particolarmente eclatanti quali segno di potenza del clan.
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